mercoledì 3 ottobre 2012

Alimentazione, benessere e altre amenità



Di questo si parlerà. Ma partiamo dall’inizio, partiamo dal titolo.

Il Passero Solitario è una poesia di una tristezza infinita, lo so… lo so… Ma anche no. Come per (quasi) tutte le cose, dipende dai punti di vista. Io la guardo dalla fine, da quell’angolo da cui si intravede alla finestra la sagoma di chi sa bene di dover reagire, ma resta immobile a mugolare ahi pentirommi... Vista così, per me questa poesia è un monito ad attivarsi, a cambiare finché si è ancora in tempo. Vista così, questa poesia incarna perfettamente lo spirito del Blog.
Il buon Giacomo non me ne vorrà (anche perché non può…) se mi son presa la libertà di sdrammatizzare un tantino il titolo. Ma visto che questo blog parla di alimentazione e non di cacciagione non avevo scelta.

4 commenti:

  1. Alcuni cibi che sento nominare da Marigiò, lo confesso, non li ho mai nemmeno sentiti nominare e non saprei nemmeno dove comprarli, ma… è risaputo che non vengo da una famiglia di chef!
    Diciamo solo che adoro l’idea di poter imparare qualcosa e migliorare… (anche perché peggiorare in cucina, per me, è quasi impossibile).

    Una cosa però la vorrei condividere con voi, prima di ritirarmi in un diligente silenzio attendendo di imparare qualcosa dalle vostre discussioni in argomento cucina sana: voglio raccontarvi l’occasione in cui ho provato a condividere con Marigiò il momento del tè…

    Il tè è un rito. Per noi "accaniti bevitori" è un momento magnifico in cui ci facciamo coccolare dal calore della tazza, dall’avvolgente aroma del tè... Tè che non “infanghiamo” con latte o altri intrugli… che beviamo liscio… al limite “accompagnato” da un pochino di zucchero.
    E allora come tirarsi indietro nel momento in cui marigiò mi ha rivelato di avere un nuovo infuso da assaggiare? Una nuova miscela per accompagnare i tristi pomeriggi di lavoro??
    Allora dopo aver scaldato l’acqua e cercato una tazza idonea, arriva il momento di mettere la miscela nell’infusore.
    Scartiamo la carta che avvolge (o meglio dovrebbe avvolgere) il prezioso fogliame e … appare al suo posto…del truciolato!!

    Dei legnetti.
    Un assembramento di piccole schegge di corteccia.
    Dei “pellet”!!!
    Stupore!
    Ma no...e’ il mitico Thè Bancha.
    The Bancha nella varietà kukicha cioè composta di soli rametti di legno (perché ho scoperto che ci sarebbe anche una varietà hojicha se fatto con foglie…)
    Al grido di: “ha poca teina”, lo abbiamo assaggiato.
    Mettiamola così… ha un lieve retrogusto di pesce, ma ho imparato una cosa nuova…
    GRAZIE MARIGIO’!!!!
    Mi hai fatto assaggiare qualcosa che non avrei mai provato.
    Adesso sono pronta alla prossima “prova” ….
    Aspetto con ansia!!!

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  2. :) vedrai che con il secondo andrà meglio... Ma così mi spaventi tutti i lettori!!!

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  3. E non era meglio la mai tisana al finocchio? :) la prossima volta te la faccio...non hai scampo!

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  4. quel 'mai' voleva essere un 'mia'..

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